Sei alla ricerca di un partner? Allora fermati e rifletti
Eccomi di ritorno con un’altra breve storia triste.
Ahimè, crescendo, ho sempre avuto un forte desiderio di trovare un partner. Dico “ahimè”, perché questa voglia era tutto fuor che sana. Era quasi un’ossessione. Ho passato tanto tempo a idealizzare un possibile partner e la nostra relazione, molto poco a domandarmi perché volessi così tanto trovare un compagno o quali fossero i requisiti per un buon legame.
Questa mia voglia cieca di stare in coppia non ha chiaramente aiutato i miei vari tentativi di incastrare qualche malcapitato che ha acconsentito ad un appuntamento con me. Potrete pensare che il problema fosse la mia troppa fretta di instaurare un legame impegnato. Vi sbagliate. Il mio problema principale era che comunicavo il messaggio opposto rispetto a quelle che erano le mie intenzioni.
Un bel giorno conosco questo baldo giovane su una app di incontri. Inizio io la conversazione. Lui risponde con soli sei mesi di ritardo. Dopo una serie di messaggi pericolosamente flirtanti, lui mi chiede di poter venire a casa mia per un appuntamento.
Mi ha dato fastidio che mi avesse risposto con così tanto ritardo senza nemmeno scusarsi; ho detestato che abbia forzato la conversazione ad avere un tono piuttosto spinto; non mi è per niente piaciuto che si sia auto-invitato a casa mia per il primo appuntamento. Quindi cosa ho fatto? Ho accetto.
Perché? Potrei sintetizzare ammettendo di essere stata un’imbecille, ma non sarebbe abbastanza per aiutarvi a capire. Come tutti, anche io sono prodotto delle mie esperienze passate, le quali, in campo affettivo e sentimentale, non sono state delle più rosee. Non ho avuto un buon riferimento per quanto riguarda le dinamiche di coppia. Quel ragazzo mi attraeva molto fisicamente, quindi ho pensato che la mia accondiscendenza l’avrebbe fatto intenerire e con il tempo si sarebbe reso conto di quanto io fossi disposta a fare per lui. Probabilmente nella mia vita precedente ero un cane.
Arriva il giorno dell’appuntamento e lui mi scrive che sarebbe arrivato in ritardo. Ecco un’altra occasione perfetta per troncare sul nascere questa storia malsana. Invece gli ho detto di non preoccuparsi. Gli ho detto di non preoccuparsi anche quando mi ha inviato un altro messaggio dicendomi che avrebbe ritardato ulteriormente.
Si è presentato a mezzanotte – dovevamo vederci alle 21 – svegliandomi perché, data la lunga attesa, mi ero persino addormentata. La sua scusa è stata di essere stato invitato a cena all’ultimo minuto dai compagni della squadra di calcio. Ho sorriso e l’ho invitato ad accomodarsi sul divano. Abbiamo chiacchierato a lungo, una conversazione molto piacevole, e lui si è dichiarato pentito di non essere arrivato prima. Abbiamo pure dormito insieme.
Per circa un mese la mia tattica di rimanere accondiscendente, comprensiva e disponibile ha funzionato perché, effettivamente, il suo comportamento è migliorato. Meno ritardi e più attenzioni. Poco ne sapevo che in realtà quello che lo aveva fatto cambiare così improvvisamente era la sua fatale attrazione fisica nei miei confronti. Quando si è stancato, è sparito, per poi ritornare, e continuare con questo avanti e indietro fino a che io gliel’ho permesso. Cosa mi ha fatta svegliare dall’incantesimo di cui ero vittima? Un video trovato su YouTube.
L’amore non è un istinto, è un talento – Il video che ha cambiato la mia visione sulle relazioni
Non è bastato un video di 20 minuti a correggere 20 anni di errori. I cambiamenti, però, partono sempre da qualche parte. Nel mio caso, “Why You Will Marry the Wrong Person” (perchè sposerai la persona sbagliata) di Alain de Botton, ha dato vita ad un percorso che mi ha fatta riflettere tanto e crescere nella persona più equilibrata che sono oggi.
Il video è basato su un saggio che lo stesso de Botton aveva scritto circa un anno prima per il New York Times. Il messaggio ha una carica freddamente logica e al contempo etica e ottimista, tipico della filosofia stoica.
Il filosofo esordisce spiegando che le persone più arrabbiate spesso sono quelle più incurabilmente ottimiste (a riprova che l’ottimismo non è sempre positivo). Questo perché caricano di aspettative diversi componenti della loro vita – inclusa la sfera sentimentale.
L’industria cinematografica, discografica, le aziende pubblicitarie, e altre industrie, ci ricorda l’esperto, ci spingono a idealizzare ancora di più l’idea romantica dell’amore e, per questo, sono innumerevoli gli individui che fanno la fine di Anna Karenina (metaforicamente parlando) – incapaci di superare la delusione sentimentale così carica di aspettative idilliache, si lanciano sconfortati sotto un treno in corsa.
L’introduzione del video prosegue ricordando a tutti noi che il segreto non è riuscire a trovare la persona giusta, bensì una che sia abbastanza accettabile. Perché? Perché non esiste una singola persona con cui sia facile convivere, inclusi noi stessi. Molti di noi tendono a pensare di essere persone semplici, con cui è estremamente immediato andare d’accordo. Non è così. Ciascuno di noi ha storie ed esperienze tanto diverse da potersi incastrare meglio con altre che siamo pressoché simili. Significa che coloro che hanno trascorsi dissimili sono persone difficili? No, sono semplicemente diverse da noi.
De Botton invita, poi, a rivedere il nostro concetto di dipendenza. Essa non è solo riferita a sostanze che assumiamo, ma è “qualsiasi modello di comportamento in cui è insopportabile l’idea di rimanere da soli con sé stessi per via dei disagianti pensieri ed emozioni che la solitudine scaturisce”. Per questo, qualsiasi cosa può creare dipendenza. Tutto, purché non veniamo lasciati da soli con il nostro mondo interiore. Ovviamente la tecnologia non fa altro che alimentare questo tipo di comportamento.
Cosa ha questo a che vedere con la ricerca di un partner? Qualcosa che abbiamo già sentito in diverse salse. FINO A CHE NON STIAMO BENE CON NOI STESSI, NON POSSIAMO STARE BENE CON NESSUN ALTRO.
L’amore ci costringe ad essere vulnerabili, ad ammettere senza filtri ad un’altra persona che abbiamo bisogno della sua presenza e del suo supporto. La psicologia ci ricorda che esistono due modi di rispondere alla vulnerabilità.
Una tipica risposta, che fa parte de Attachment Theory (teoria dell’attaccamento), è quella di diventare ansiosamente attaccati all’altra persona. Le persone che innescano questo tipo di meccanismo, invece che eternare in maniera diretta i propri bisogni tendono a diventare estremamente severe e processuali. Per intenderci, invece di ammettere di avere bisogno di affetto, se ne escono con frasi del tipo “perché sei in ritardo di cinque minuti?”, oppure “due minuti fa ti ho detto di buttare la spazzatura, ma non l’hai ancora fatto”.
Il secondo approccio invece riguarda le persone particolarmente estroverse e toste. Questo tipo di individui rispondono alla vulnerabilità diventando sfuggenti. Quando hanno bisogno di un’altra persona, invece di esternarlo, fingono che quella necessità non esista. Questo modello di comportamento è rischioso perché può innescare una catena di mancanza di fiducia difficile da spezzare.
Rifiutando di ammettere di avere bisogni infantili dentro di noi, prosegue il filosofo, finiamo per rifiutare la sfida dell’amore. Prendete nota a questo punto, perché stiamo per sfatare uno dei miti su cui si basa la nostra società. L’AMORE NON È UN ISTINTO, È UN ABILITÀ, UN TALENTO.
Come tutti i talenti, anche l’amore va imparato e allenato. Anche presumendo che l’anima gemella esista, non conquisteremo mai il suo amore se prima non impariamo e alleniamo il nostro. La magia dell’amore che tutti cerchiamo deriva dall’incontro di due persone che hanno speso del tempo a capirsi ed accettarsi, si sono incontrate, e lavorano insieme giorno per giorno per far funzionare il loro rapporto.
Sentiamo spesso parlare di “segui il tuo cuore” che tradotto sarebbe “segui i tuoi sentimenti”. Cosa può risultarne di buono dal seguire sentimenti che nemmeno sappiamo identificare? La nostra società dovrebbe iniziare ad introdurre una visione meno romantica e più concreta dell’amore.
Un ulteriore spunto di riflessione molto importante che De Botton suggerisce è la differenza tra amare ed essere amati. Iniziamo la nostra vita essendo amati (nei migliori dei casi). Cresciamo con l’abitudine di ricevere cure ed attenzioni, le stesse che ci aspettiamo di trovare nella nostra relazione una volta diventati adulti. Qui sta l’errore, perché ci dimentichiamo dell’altra componente, quella del dare amore.
Spero che la carta e penna usate per prendere nota prima non le abbiate già messe da parte, perché vi servono ancora, proprio adesso. Qual è il fondamento dell’amore? QUELLO DI APPLICARE EMPATIA E GENEROSITÀ NELL’INTERPRETARE IL COMPORTAMENTO DELL’ALTRO, SENZA ESSERE SUPERFICIALI.
Tutti noi possiamo essere estremamente piacevoli un giorno, e particolarmente fastidiosi un altro. Tutti noi possiamo avere dei lati del carattere che piacciano di più, ed altri meno. Quello che dobbiamo imparare a fare, specialmente quando si tratta di amore, è accettare sia il buono che il cattivo di una persona. Non possiamo pretendere di avere solo quello che ci conviene, mentre appena il lato meno piacevole si manifesta iniziamo a dubitare della persona che abbiamo al nostro fianco. TUTTI, INCLUSI QUELLI CHE AMIAMO, PRIMA O POI CI DELUDERANNO.
Quindi, perché sceglierai la persona sbagliata?
Come ho spiegato nel racconto della mia disavventura introduttiva, non avendo avuto esempi di relazioni particolarmente positivi crescendo, ho sviluppato lo stesso modello di comportamento che mi è stato insegnato.
Indipendentemente da quanto positive o negative le vostre esperienze passate siano state, anche voi, come me, non sfuggite alla profezia della psicoanalisi. Il nostro passato ci rende, in gran parte, quello che siamo oggi. E un certo livello di sofferenza viene sempre incluso nel pacchetto.
Cosa significa questo in termini di relazioni? Prendete ancora una volta nota di questa importante lezione di De Botton. PER QUANTO POSSIAMO ESSERE CONVINTI DI ESSERE ALLA RICERCA DI QUALCUNO CHE CI RENDA FEICI, IN REALTÀ, FINIAMO PER CERCARE (E TROVARE) QUALCUNO CHE CI FACCIA SOFFRIRE IN UN MODO CHE SIA A NOI FAMILIARE.
Proprio così. A volte capita di conoscere qualcuno che abbia delle qualità fantastiche e che, magari, sia anche esteticamente attraente. Eppure, nonostante questa persona sia così interessante, non riusciamo a percepirla come compatibile. Pensiamo che questa persona non ci farà soffrire in modo familiare, così che possiamo sentire che l’amore è reale – come quello a cui siamo abituati dall’infanzia.
Un altro errore colossale che tutti commettiamo quando siamo in cerca di un partner, è quello di aspettarci che il nostro vero amore sia in grado di leggere la nostra mente. Se tu mi ami e sei la mia anima gemella, allora sai esattamente cosa sto provando senza che io te lo debba dire. Questo può essere riassunto con la tipica dinamica “cosa hai?”, “niente”.
Dobbiamo spiegare quello che proviamo per essere capiti. Per quanto una persona particolarmente empatica sia brava ad indovinare che ci sia qualcosa che non va, magari è anche in grado di capire, più o meno, cosa ci sta turbando in quel particolare momento, non potrà mai interpretare esattamente quello che è dentro di noi.
L’ultimo errore che De Botton menziona nel suo discorso è che, in generale, non siamo bravi ad accogliere le critiche da parte dei nostri cari. Quando qualcuno che amiamo ci dice qualcosa di scomodo, deduciamo in fretta che questo ci sta attaccando. In verità il tentativo è quello di renderci una persona più consapevole.
Questa cosa ci da così tanto fastidio perché tendiamo a pensare che la persona al nostro fianco debba accettarci così come siamo, senza volerci diversi. In realtà l’amore è l’opportunità migliore che ci viene offerta per crescere e migliorarci.
De Botton conclude ricordandoci che tutti siamo incompatibili, ma il lavoro dell’amore è quello che ci aiuta a navigare tra le imperfezioni tutti i giorni.
Per concludere, quale è il segreto per trovare un partner?
Un partner si può trovare anche quando si sta attraversando il momento peggiore della propria vita. Riflettere sul perché si voglia una relazione, di cosa non vada in noi, o sul concetto che la nostra società ha dell’amore non è l’unico modo per trovare qualcuno che stia al nostro fianco. Allo stesso modo, possiamo cucinare usando una padella che è stata utilizzata per dieci anni senza essere mai stata lavata.
Il punto è, se siete alla ricerca di un partner, perché invece di buttarvi a capofitto in una relazione, non dedicate prima del tempo a riflettere su cosa state effettivamente cercando? Analizzate la vostra idea dell’amore, la vostra esperienza – sin dall’infanzia – con questo sentimento, le vostre aspettative. Insomma, preoccupatevi di iniziare questa avventura nel migliore dei modi, invece di sperare di trovare qualcuno che si incarichi di rimettervi a nuovo.
Il vestito che indossate, il profumo che scegliete, la frase con cui rompete il ghiaccio, il luogo d’incontro. Tutte queste cose non fanno la differenza quando si è alla ricerca di un partner, se prima non avete chiaro in mente cosa significa stare in una relazione.
Non abbiate paura di sbagliare e di incappare in esperienze spiacevoli. Dopo anni passati a maledire alcune delle persone che ho frequentato, finalmente oggi posso ringraziarle. Riesco ad essere obbiettiva riguardo a quello che le mie esperienze passate mi hanno insegnato. Non le ho mai rinnegate, al contrario, ho speso molto tempo ad analizzarle per cercare di imparare qualcosa di più su di me e sull’amore.
Vi invito quindi a partire dal riflettere sul vostro passato. Prendetevi del tempo, magari la sera, prima di andare a dormire, per avere una conversazione ad alta voce con voi stessi. Ripercorrete le vicende che, sin dall’infanzia, vi hanno fatto soffrire. Rivisitate tutto ciò che è scomodo. Perdonatevi.
Quando vi sentirete un po’ più in pace con voi stessi, allora buttatevi e provate a conoscere persone nuove. Senza paura. È garantito che ha forza di sbagliare e di riflettere sui vostri errori, prima o poi troverete quella persona abbastanza accettabile che fa per voi!