Appuntamenti

Il primo appuntamento – verità e raccomandazioni

Ho chiesto a un po’ di persone di scrivermi, di getto, qualche parola riguardo al loro primo appuntamento con la persona con cui stanno tutt’ora. La prima cosa che gli venisse in mente pensando a quel giorno, istintivamente, senza pensare troppo. Vi riporto di seguito alcuni dei pensieri che ho ricevuto:

Sono uscito per il primo appuntamento con l’uomo che oggi è mio marito quattro anni fa. Ricordo ancora quel giorno come fosse questa mattina. Non ero nervoso perché la mia intenzione non era quella di fare colpo o stupirlo – volevo ispirarlo. Lui è 21 anni più grande, quindi ha già una lunga serie di successi e traguardi raggiunti rispetto a me. L’ho invitato a cena in un ristorante molto semplice dove si può mangiare e ballare. Dopo cena, ci siamo spostati in un locale gay, e più tardi verso un altro ancora. Abbiamo riso e scherzato tutta la notte. La serata si è conclusa seduti fuori dal minimarket di una stazione di benzina dove abbiamo diviso un pacchetto di biscotti. Mi ha accompagnato a casa a piedi. Il resto è storia
PK, 30 anni

Quando ero una ragazza, solevo andare a ballare la domenica pomeriggio in questo locale che oggi non c’è più. Un giorno avevano invitato questo complesso da fuori e il cantante, quando non era impegnato ad intrattenere il pubblico, mi invitava sempre a ballare. Dopo la chiusura mi accompagnò a casa e mi diede il primo bacio. Sono trascorsi 50 anni da quel giorno
Maria Teresa, 67 anni  

Ah, devo raccontarti di quando sono andata a casa sua la prima sera e dopo circa un’ora eravamo già a letto? Tra un paio di mesi festeggiamo 5 anni insieme
Gabriella, 32 anni

Il nostro primo appuntamento non è stato il massimo. Siamo usciti per un aperitivo che è durato circa un’ora, poi ognuno a casa propria. Non ci siamo più sentiti per due settimane. Poi, per puro caso, ci siamo rivisti per strada mentre ciascuno guidava la rispettiva auto. Ho deciso di scriverle. Oggi sono 4 anni che stiamo insieme e stiamo costruendo casa
Marco, 26 anni

L’ho conosciuta quando lavoravamo insieme da giovani. Quando le ho chiesto di fidanzarsi con me mi ha detto che era troppo giovane. Non ho mollato davanti alla prima difficoltà. Oggi sono 20 anni di matrimonio
Pierluigi, 57 anni

Ci siamo conosciuti per lavoro. Io ero cameriera al suo ristorante, lui chef. Tra una portata e l’altra ci siamo scambiati qualche sorriso, che poi si è trasformato in un invito ad uscire. Davanti ad una bottiglia di Gewurztraminer ci siamo innamorati. Oggi sono 16 anni che mi sopporta
Mery, 54 anni

La vedevo spesso in palestra. La prima cosa che notato sono stati i tatuaggi e poi la forma che li accompagnava. Esotica, pensai, forse dell’est europeo. Mi sbagliai, italianissima. Era radiosa, viva e complice dei crimini della prima notte – e dei 2 anni che abbiamo appena festeggiato insieme
Riyaad, 43

Il primo appuntamento – l’inizio di una romantica storia

Potrei scrivere di quale siano l’outfit più adatto, il luogo ideale e il comportamento da mantenere per un primo appuntamento di successo. La verità è che se vi mettete una camicia al primo appuntamento, quando in realtà il vostro completo di battaglia sono la maglietta della sagra di paese di qualche anno prima e i pantaloni della tuta; se scegliete un ristorante pluristellato, quando in realtà potete permettervi solo la pastasciutta di mamma; se evitate parolacce, quando nella vita di tutti i giorni avete la stesso linguaggio e autocontrollo di Vittorio Sgarbi, vi meritate di essere portati in corte per violazione dei diritti umani come Angelina Jolie sta facendo con Brad Pitt.

Questa parte viene risolta molto brevemente: assicuratevi di aver fatto una doccia, esservi lavati i denti, indossare capi puliti ed evitare luoghi che altrimenti non frequentereste neanche sotto tortura. Insomma, non cercate in alcun modo di apparire diversi da quel che siete – a meno che non stiate cercando intenzionalmente di sabotare il vostro stesso primo appuntamento.

Tendiamo spesso a concentrarci su fattori esterni quando si tratta del primo appuntamento, come quelli sopracitati. In realtà, quello che merita davvero la nostra attenzione, è il mondo interiore che nascondiamo e che inevitabilmente dobbiamo esternare se vogliamo attrarre la persona che abbiamo invitato ad uscire, o dalla quale siamo stati invitati.

Ovviamente tutto questo vale qualora questo primo appuntamento voglia tramutarsi in una relazione a lungo termine.

Quando questa è l’intenzione, spesso ci domandiamo se sia il caso di fingere indifferenza e attuare come se non ci importasse troppo. In tempi recenti ci viene insegnato che se vogliamo conquistare una persona che ci piace non dobbiamo darle troppe attenzioni.

Abbiamo associato il semplice desiderio di sentire o vedere una persona dopo poco tempo dal primo appuntamento con quello che in psicologia e psichiatria viene definito Dependent Personality Disorder/Manic Dependence (disturbo della personalità dipendente). Si tratta di una vera e propria patologia e chi ne è affetto tende ad essere estremamente bisognoso e a dipendere maniacalmente dagli altri.

A causa di questa terribile associazione, spesso ammettere di avere bisogno di un’altra persona viene interpretato come sinonimo di debolezza. Non lo è. Si tratta di un bisogno naturale. Essere particolarmente entusiasti per un primo appuntamento o dopo di esso è una sensazione bellissima che ha tutto il diritto di essere manifestata. È ora di sfatare il mito che la dipendenza maniacale e un forte entusiasmo per qualcuno siano la stessa cosa.

Cosa c’è di meglio di uscire con una persona che sappia essere vulnerabile che, guardandoci negli occhi, ammette di essersi sentita particolarmente nervosa prima di incontrarci e che non vedeva l’ora che questo momento arrivasse?

La psicologia del primo appuntamento

La psicologia ci spiega che, ciò che carica il primo appuntamento di tanta tensione, è l’incertezza. La stessa che, prima di qualsiasi altra cosa, si cerca di ridurre. Riguardo questo punto esiste una teoria chiamata Uncertain Reduction Theory (teoria della riduzione dell’incertezza).

La teoria suggerisce che gli esseri umani si sentono a disagio in situazioni di incertezza e, per questo, cercano mezzi per prevedere la traiettoria delle interazioni sociali. Nel tentativo di ridurre tale incertezza, le persone tendono a utilizzare strategie passive, attive e interattive per aiutare a prevedere e spiegare il comportamento di qualcuno durante un’interazione.

Cosa accade, dunque, quando il primo incontro avviene online tramite un sito d’incontri, ad esempio? In questa situazione, per via dell’interazione virtuale – scambio di messaggi, foto, video, eccetera – vi è l’opportunità di raccogliere informazioni in anticipo rispetto al primo appuntamento.

I risultati di uno studio indicano che la semplice visualizzazione del profilo ha un effetto di amplificazione sulle interazioni iniziali. La possibilità di visitare il profilo di una persona sembra rafforzare il desiderio di comunicare prima dell’interazione, di aprirsi riguardo questioni personali durante l’interazione e di incertezza e familiarità dopo l’interazione.

Riguardo le aspettative di un rapporto sessuale al primo appuntamento, un altro studio riporta che per gli uomini siano più alte rispetto alle donne. A quanto pare, queste aspettative vengono enfatizzate se è l’uomo a pagare per l’appuntamento e se quest’ultimo avviene in casa piuttosto che al ristorante, al cinema o altri luoghi pubblici.

Un’altra ricerca si è concentrata sul capire quali fattori determinassero il successo del primo appuntamento dopo essersi incontrati online. A quanto pare, in queste circostanze, è stata registrata una diminuzione iniziale dell’attrazione dopo il primo appuntamento.

Anche le impressioni online e i comportamenti di comunicazione dei partecipanti – tra cui la somiglianza percepita, la somiglianza espressa, l’incertezza e la ricerca di informazioni – sono stati trovati in grado di prevedere il successo del primo appuntamento fino a otto settimane dopo. Inoltre, l’associazione tra le percezioni di un partner e il successo del primo appuntamento è stata moderata dalla comunicazione e dalla discussione che ha avuto luogo prima dell’incontro offline.

In un’altra ricerca è stato chiesto ai partecipanti di classificare l’incontro più recente avuto con una persona come un appuntamento, un ritrovo, una connessione, un’avventura di una notte o un altro tipo di incontro. Appuntamento è stata la classificazione più comune, seguita da ritrovo. Gli appuntamenti sono stati descritti come altamente stereotipati a livello di genere, poiché gli uomini hanno un ruolo complessivamente più attivo rispetto alle donne. Inoltre, l’appuntamento è stato considerato più strutturato e ideale rispetto ad altre tipologie d’incontro.

Per concludere, degni di nota sono lo studio che suggerisce che le probabilità di un secondo appuntamento aumentano quando si lascia un’impressione positiva, piuttosto che precisa e accurata e quello che mostra come buon cibo – specialmente il cioccolato – invogli ad una seconda uscita.

Mini guida al primo appuntamento

Ci sono alcune raccomandazioni che voglio condividere con voi. Sono prodotto di esperienza personale, supportata da una serie infinita di letture di ogni genere – filosofiche, psicologiche, storiche, letterarie, eccetera.

  • Assodato che non c’è nulla di male nel mostrarsi vulnerabili ed entusiasti per il primo appuntamento, quando le intenzioni sono serie, la prima cosa da fare è mettere tutte le carte in tavola.

Questo non significa vantarsi di certe qualità o del proprio lavoro, tanto meno pianificare i prossimi 30 anni. Essere onesti riguardo le proprie vulnerabilità è sinonimo di grande maturità. Non avere paura di mostrarsi per quel che si è e condividere alcuni aspetti un po’ scomodi della propria personalità richiede molta consapevolezza, una sana autostima e un percorso di analisi e miglioramento personale non indifferenti. Ovviamente è bene preoccuparsi che dall’altra parte ci sia una persona etica e rispettosa prima di lasciarsi andare a confidenze troppo intime.

Diffidate da coloro che appaiono eccessivamente impeccabili e che vantino di essere persone con cui è molto facile convivere. State lontani dall’imperfezione mascherata da perfezione. Ognuno di noi è folle a modo suo. L’obbiettivo è quello di trovare qualcuno che sia folle in maniera simile.

  • Non forzate l’altra persona a parlare delle proprie vulnerabilità, ma cercate di creare una situazione rilassata in cui entrambe le parti si sentano a proprio agio per poter parlare di qualsiasi cosa.

Non forzate neanche un invito a salire da voi o spostarvi in un altro locale. Insistete amichevolmente per mostrare che ci tenete – se lo ritenete opportuno – ma rispettate li desiderio della persona con cui state condividendo il primo appuntamento. Ricordate che questa occasione è molto simile ad un’audizione o un colloquio di lavoro. Dovete giocare le vostre carte migliori, ma dovete anche sapere quando è il momento di uscire dal gioco o abbandonare il tavolo!

  • Non idealizzate/idolatrate l’altra persona. Non risparmiate complimenti e galanterie, ma mostratevi realistici. È confortante sapere che siamo interessanti agli occhi di qualcuno, che al contempo riesce anche a riconoscere ed accettare il nostro lato umano – errori, figuracce e commenti fuori luogo inclusi. Una persona equilibrata non è in cerca di ammirazione, ma di comprensione e accettazione.
  • È vero che abbiamo comparato il primo appuntamento ad una audizione o colloquio, ma ciò vale per quanto spiegato in precedenza. Quando si tratta di conversare, non è piacevole sentirsi sotto esame.

Invece di preoccuparvi della scheda tecnica della persona con cui state uscendo, cercate di scoprire di più del loro mondo interiore. Cosa trovi particolarmente toccante? Qual è il primo ricordo che ti viene in mente quando pensi alla tua infanzia? Se potessi cambiare qualcosa del tuo trascorso, quale sarebbe? Insomma, cercate di instaurare una conversazione familiare che vi permetta di stabilire una connessione emotiva.

  • In alcun modo cercate di interpretare quello che l’altra persona sta pensando. Anche nel caso in cui riceviamo un segnale che generalmente interpretiamo come negativo, non dobbiamo farci ingannare.

Per esempio, se la persona di fronte a noi, ad un certo punto, si guarda intorno mentre parliamo, non dobbiamo automaticamente pensare che si stia annoiando. Può essere che qualcosa che abbiamo detto abbia scaturito dentro di lei un ricordo spiacevole.

 In quel caso, spostare lo sguardo è sinonimo di volersi distogliere da quel pensiero. Essere tesi e nervosi è normale. È meglio ammetterlo e chiedere direttamente all’altra persona come si senta a sua volta, piuttosto che indovinare quello che ha in testa.

Un’ultima parola prima di lasciarci

Gli esempi iniziali ci mostrano come spesso le circostanze siano imprevedibili. Può essere che usciamo a cena con qualcuno la prima sera e sia un fiasco totale. Forse perché eravamo tesi a causa di un impegno di lavoro particolarmente stressante, o perché abbiamo appena vissuto un’esperienza piacevole. A volte ci si perde di vista per lungo tempo, per poi ritrovarsi e restare insieme a lungo.

Siate attivi, partecipate, non abbiate paura. Al contempo, lasciate che le cose facciano il loro corso senza forzarle in una certa direzione.

Siate pazienti e comprensivi. Soprattutto cercate di essere obbiettivi. Spesso le cose non funzionano, non perché ci sia qualcosa di sbagliato in noi, ma per una svariata serie di motivi. Forse l’altra persona sta attraversando un momento difficile, oppure non c’è connessione tra voi. Non incolpatevi di cose che non avete fatto – piuttosto chiedete!

Il primo appuntamento deve essere un’occasione per conoscersi e divertirsi. Non prendetevi troppo sul serio!  

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