Amore e relazioni

Come interrompere un rapporto – Ti lascio, ma ti vorrò sempre bene

Ti lascio, ma ti vorrò sempre bene

I miei compagni di conversazioni casuali preferiti sono i tassisti, specialmente da quando mi sono trasferita in Sudafrica. Trovo spesso persone con tanta voglia di raccontare storie.

Una sera di una giornata particolarmente piovosa, a portarmi a casa dopo la palestra, è arrivato questo signore sulla sessantina a bordo di una Toyota Corolla bianca. Dopo i soliti convenevoli e pochissimi secondi di silenzio, l’autista mi racconta di una passeggera che ha viaggiato con lui quella mattina.

Mi spiega che ad accompagnarla fino alla macchina vi era un uomo che sembrava essere il suo compagno. Dopo essersi salutati con un bacio, la donna ha chiuso la portiera per avviarsi verso un hotel. Passati pochi minuti dall’inizio della corsa, suona il telefono della passeggera.

Il tono caloroso e affettuoso sin dai primi secondi della conversazione ha lasciato intuire all’autista che la signora stesse parlando con lo stesso uomo che aveva salutato poco prima. Sono bastati cinque minuti di telefonata per far capire al tassista che, in realtà, la donna stesse parlando con il marito – il quale si trovava in un’altra città.

“Queste storie mi rendono particolarmente triste”, ammise l’autista dopo aver terminato il racconto. “Posso sapere come mai?”, domandai curiosa. “Io sono scappato dal primo genocidio del Burundi – il mio paese natale. Era il 1972 e io avevo 13 anni. Ho perso la mia famiglia e mi sono ritrovato solo. Dopo tanta fatica e un viaggio dal quale pensavo non sarei uscito vivo, sono sbarcato in Sudafrica. Tutto quello che avevo l’ho usato per stare in un campo rifugiati”.

Ascoltavo con attenzione il tassista mentre continuava la sua storia, “dopo un anno di fame e sacrifici, finalmente qualcuno mi offrì un lavoro come muratore. Mi ritrovai a lavorare per una miseria e a condividere un monolocale con altre sette persone”. Non capivo come la sua storia si collegasse a quella della signora che aveva viaggiato con lui quella mattina.

Lo lasciai comunque proseguire senza fare domande, intrigata dal racconto. “Dopo qualche mese, trovai lavoro come carpentiere nel fine settimana. Passavo le mie giornate a lavorare e mi offrivo sempre di fare straordinari. Mangiavo poco e male, non possedevo alcun vestito che non fosse da lavoro – due paia di pantaloni, qualche maglia a maniche corte e lunghe, tre paia di mutande, qualche calzino spaiato e una giacca per l’inverno”.

“Questa è stata la mia vita per sei anni. Tanto lavoro e niente lussi. I miei sacrifici non sono stati vani, perché all’alba dei vent’anni sono finalmente riuscito a trasferirmi in un bilocale con un collega. Iniziavo a percepire un senso di normalità e avevo una gran voglia di iniziare a vivere come si deve”. “Un giorno, mentre entravo al centro visti, vidi una ragazza occuparsi delle pulizie e rimasi incantato. Di ragazze belle ne vedevo tutti i giorni, ma lei aveva catturato la mia attenzione come nessuna prima”.

Non interruppi neanche una volta, ero totalmente assopita dalla storia. “Mi avvicinai a lei per parlarle, ma fui scacciato non appena si rese conto che non ero alla ricerca di informazioni riguardo dove recarmi. Terminato il mio appuntamento, scesi le scale e trovai una nuova scusa per approcciarla. Lei si mostrò molto seccata, quindi mi arresi. Per quel giorno”.

“Tornai l’indomani dopo il turno di lavoro. Corsi come un matto per paura di non arrivare in tempo. Fortunatamente lei era ancora li. Mi presentai con un mazzo di fiori freschi e dei cioccolatini. Le chiesi solo di accettare una cena con me, dopo di che l’avrei lasciata in pace. Esitò un poco, ma alla fine cedette e accettò l’invito. Lo ricordo come uno dei giorni più belli della mia vita”.

Arrivammo di fronte a casa mia, ma pregai l’autista di terminare il suo racconto. Spense la macchina e continuò a ricordare, “per l’occasione comprai il mio primo abito elegante completo di scarpe e della biancheria nuova. Seguii il consiglio di alcuni colleghi sposati e acquistai anche dell’acqua di colonia. La sera dell’appuntamento mi presentai sotto casa sua con la macchina del mio coinquilino nonostante non avessi la patente. Volevo fare bella figura”.

“Ero estremamente emozionato e la cena fu un gran successo. Da quel giorno iniziammo a frequentarci seriamente. Cambiai uno dei miei due lavori per uno che pagava di più. Volevo comprare una macchina e una casa, così da poter chiedere alla mia ragazza di sposarmi”.

Che romantico, pensai. “Per altri due anni mi feci in quattro per racimolare abbastanza soldi. Finalmente avevo messo da parte una somma ragionevole per offrire una vita decente alla mia amata”. “Trovai una casetta con un piccolo giardino e quattro stanze. Immaginavo il nostro futuro insieme. Volevo tanti bambini”.

“Ci sposammo nella sua città natale alla presenza della sua famiglia. Mi sentivo sereno. Dopo tanta sofferenza, finalmente era arrivato il mio momento”. “I primi anni di matrimonio proseguirono abbastanza bene. Le chiesi di lasciare il suo lavoro. Lei lamentava che io lavorassi molto e che comunque facevamo una vita mediocre. Io pensavo che se si lamentasse era perché poteva permettersi di farlo, quindi non avevo di che preoccuparmi. Lasciavo che si sfogasse e mi preoccupavo di presentarmi con qualche piccolo regalo di tanto in tanto, quando potevo permettermelo”.

“Finalmente arrivò il primo figlio. Dopo un anno, seguì subito il secondo. Il futuro che avevo immaginato stava prendendo forma e non potevo essere più felice”. “Crescemmo insieme i nostri bambini per sei anni. Lei lamentava spesso di non essere soddisfatta di quel che avevamo, ma io ero convinto di essere sulla strada giusta”. Si interruppe. Tirò un sospiro e si passò le mani sul volto.

“E poi, cosa è successo?”, chiesi io. “È successo che un bel giorno tornai a casa e non trovai nessuno. Un biglietto striminzito mi era stato lasciato sul tavolo della cucina, ma io non sapevo leggere”. “Iniziai freneticamente ad aprire i mobiletti e gli armadi. Trovai poca roba – erano sparite persino le pentole e le posate. Corsi dalla mia vicina per chiederle di leggere il biglietto per me”. Qualche secondo di pausa.

Riprese poco dopo, “il biglietto diceva che lei era stanca della mediocrità che le offrivo e non era felice ormai da troppo tempo. Aveva trovato un altro uomo con il quale aveva iniziato una nova vita con i nostri figli”.

“Potevo accettare tutto, ma l’idea che mi avesse portato via i bambini senza preavviso e senza dirmi come rintracciarli mi fece impazzire. Iniziai a bussare alle porte di tutti il vicinato. Guidai come un pazzo a casa dei suoi amici e famigliari, i quali si rifiutarono di collaborare”.

“L’ho rivista per la prima volta dopo un anno e mezzo. Voleva il divorzio, ma non voleva dare spiegazioni. Mi trattò come un totale estraneo, come l’uomo peggiore che fosse mai esistito. Si rifiutò di farmi vedere i figli a patto che io firmassi i documenti”.

“Firmai solo per vedere i miei bambini. Purtroppo, una volta che mi presentai in tribunale, scoprii di aver firmato non solo per il divorzio, ma anche per concederle la tutela esclusiva dei figli. Sono ormai 30 anni che non so niente di loro”.

Mi fermai ancora un po’ a chiacchierare con il tassista, il quale mi raccontò di non aver mai smesso di lottare per la custodia condivisa – senza successo – e di essersi risposato dopo qualche anno, ma di non aver avuto altri bambini.

La fine di una relazione e il rifiuto sociale

Il triste racconto riportato in precedenza è un ottimo esempio di come NON lasciare qualcuno – specialmente dopo aver condiviso tanti anni insieme.

Spesso si parla di come superare una rottura, molto raramente si discute su come lasciare qualcuno nel modo più delicato possibile.

In generale, rompere una relazione è difficile per entrambe le parti coinvolte. Certo, la persona che ancora crede nella relazione e vorrebbe portarla avanti rimane spiazzata e si sente impotente di fronte ad una scelta che gli/le è stata imposta. È difficile, soprattutto all’inizio, affrontare il dolore di una perdita – perché di questo si tratta.   

In ogni caso, anche chi lascia, non è immune al dolore. Anche quando uno dei due partner ha già un interesse verso qualcun altro (oppure una relazione già avviata), i sensi di colpa, la frustrazione e la voglia di andare oltre non sono sicuramente sensazioni piacevoli.

Perché una rottura fa così male? Ovviamente, per una risposta accurata, ciascuna situazione andrebbe analizzata singolarmente. In generale, però, la psicologia associa la fine di una relazione a un rifiuto sociale – che si verifica quando un individuo è deliberatamente escluso da una relazione o interazione sociale.

Gli esperti hanno dimostrato che coloro che vengono rifiutati mostrano una maggiore attività nel cingolo dorsale anteriore e nell’insula anteriore, due delle regioni che mostrano una maggiore attività in risposta al dolore fisico. In parole povere, per quanto riguarda il nostro cervello, un cuore spezzato e un braccio rotto provocano lo stesso dolore.

Inoltre, Il rifiuto sociale aumenta la rabbia, l’ansia, la depressione, la gelosia e la tristezza. Riduce le prestazioni in compiti intellettuali difficili e può anche contribuire all’aggressività e allo scarso controllo degli impulsi.

Anche a livello fisico vi sono delle conseguenze quali il peggioramento della qualità del sonno. Sembra anche che il sistema immunitario di chi sta attraversando la fine di una relazione non funzioni efficientemente come quello delle persone con forti connessioni sociali.

Come le persone reagiscono al rifiuto sociale dipende da numerosi fattori. Coloro che riescono a trovare inclusione altrove, tendono ad essere più amichevoli subito dopo una rottura. Chi invece non riesce a sentire di appartenere a nessun gruppo o non riesce a trovare qualcuno con cui stabilire una connessione significativa, tende a reagire con rabbia e aggressività.

Sebbene non ci sia un modo di interrompere una relazione senza sofferenza, è possibile farlo con rispetto e nella maniera più indolore possibile. 

Come interrompere un rapporto in maniera delicata

Assodato che una rottura è molto difficile da gestire, resta ora discutere di come renderla il più indolore possibile.

Di seguito una lista di raccomandazioni per interrompe una relazione:

Pianifica – Qualsiasi sia la ragione per cui vuoi lasciare il tuo partner, non farlo senza averci prima riflettuto a lungo. Vi sono situazioni in cui ci si lascia con la convinzione di non tornare più insieme – prima di ritornare sui propri passi! Sebbene questa possa essere una cosa positiva, rimangono comunque l’incertezza e la mancanza di fiducia generate dall’abbandono. Per evitare che ciò accada, se possibile, prenditi del tempo prima di comunicare la decisione finale. Abbi coraggio e attraversa un periodo di sconforto e frustrazione che inevitabilmente dovrai vivere. Una volta superato quello, se la tua scelta non è cambiata, allora molto probabilmente è tempo di dire addio.

Non tirarla per le lunghe – Riflettere prima di prendere una scelta così importante è essenziale, ma ciò non significa prendersela con comodo. Rispettare l’altra persona significa anche mettersi nei suoi panni e cercare di capire come si possa sentire. Se il partner spera ancora che le cose possano cambiare, non gli darai mai la possibilità di fare i conti con la realtà ed andare avanti se non ammetti che è finita quando è il momento opportuno.

Non smettere di comunicare – Prenderti del tempo per te è più che lecito, ma comunica al partner ciò che stai attraversando. È meglio avere a che fare con una persona triste e consapevole, che con una arrabbiata e confusa. Qualsiasi pensiero tu abbia per la testa, discutine con l’altra persona quando è il momento giusto. Rendila partecipe della tua difficoltà attuale, non escluderla.

Fallo di persona – In alcun modo cerca di convincerti che lasciare un messaggio, scrivere una lettera o chiamare per poi sparire dalla circolazione sia la cosa migliore per entrambi. Non lo è. Dimostra all’altra persona che capisci il suo stato d’animo e valorizzi il tempo passato insieme. Inoltre, lasciare con un messaggio o una strategia simile può essere interpretato con una mancanza di sicurezza riguardo la propria scelta e può far si che l’altra persona continui a sperare in un ritorno.

Mantieni i ricordi belli – Una delle cose più importanti è riuscire a terminare un rapporto senza intaccare i ricordi condivisi. Nonostante il dolore e la sofferenza – specialmente in una prima fase – sono inevitabili, è possibile prendere una decisione convinta e ponderata e comunicarla all’altra persona con empatia. Se c’è rispetto, è possibile riuscire a mantenere intatte le memorie di ciò che si è vissuto insieme e riviverle con calore e affetto.

Onestà e responsabilità – Non cercare di addolcire la pillola raccontando una storia improvvisata che pensi possa far soffrire meno l’altra persona. Se mai questa dovesse venire a sapere la verità, gli arrecheresti ancora più dolore. Non avere paura di essere trasparente riguardo i tuoi sentimenti. Non cercare per forza qualcuno o qualcosa da incolpare. Assumiti le tue responsabilità e ammetti di voler terminare la relazione.

Ascolta – Non si tratta solo di essere sinceri e spiegare le proprie motivazioni, si tratta anche di ascoltare l’altra persona. Lascia che l’altro esprima le sue sensazioni, faccia domande, esterni le sue emozioni. Dagli il giusto spazio che merita e sii paziente. Una volta chiarito che da parte tua non c’è più l’intenzione di continuare, poni dei limiti affinché l’altra persona possa raggiungere la stessa consapevolezza. Questo non vuol dire tagliare completamente i ponti.

Non farlo in pubblico – Non ti azzardare! Questo è un momento privato che appartiene solo a te e al tuo partner. Non coinvolgere nessun altro nella speranza di evitare reazioni indesiderate. Come detto in precedenza, devi lasciare spazio all’altra persona di esternare le sue emozioni come si sente.

Metti l’altra persona a proprio agio – Si presuppone che tu abbia già avuto del tempo per attraversare determinate emozioni, considerato che è tua volontà terminare il rapporto. Per questo, è meglio che tu sia la persona che si debba trovare a guidare, prendere la metro o camminare dopo aver comunicato le tue intenzioni. Cerca di fare in modo, per quanto possibile, che l’altra persona si trovi in un ambiente confortevole, così da poter vivere il dolore iniziale in un luogo familiare e tranquillo.

Non vendere sogni – Offrire false speranze e amicizia subito dopo una rottura non è per niente una scelta saggia. Come già discusso precedentemente, porre dei limiti è importante per evitare confusione. Lascia che entrambe le parti abbiano il tempo di smaltire delusione, sofferenza e tutto il mix di sensazioni che ne segue. Quando tutti e due avrete superato la rottura, allora potrete considerare un altro tipo di rapporto.

Sii gentile – Non cercare di far sentire l’altro miserabile o sbagliato. Comunica la tua scelta in maniera onesta, ma ricorda che se avete condiviso una relazione, sicuramente siete stati importanti l’uno/a nella vita dell’altro/a. Nonostante ciò, non ti prodigare a far sentire meglio l’altra persona. È una rottura. Fa male. Non c’è nulla che tu possa fare per cancellare il dolore.

Niente sesso da rottura – “Vuoi lasciarmi, ma voi ancora fare sesso con me. Allora, questo vuol dire che non è una scelta definitiva. C’è ancora speranza!”. Ecco un banale esempio di ciò che l’altra persona potrebbe pensare se decidi di andarci a letto subito dopo aver troncato il rapporto. Non creare ulteriore confusione, spezza le catene. Entrambi avete bisogno di andare avanti con le rispettive vite.

Prima di salutarci…  

Sono passati anni da quando l’ex moglie ha lasciato il tassista protagonista della storia iniziale. Eppure, ho percepito il dolore che ancora provava. Ovviamente ad aggravare il tutto, il fatto che lui abbia anche perso i suoi figli.

Possiamo avere le nostre ragioni per lasciare una persona, ma veramente poche sono buone abbastanza da permetterci di abbandonare qualcuno con cui abbiamo condiviso una relazione come se ci fosse dovuto.

A meno che non si tratti di una relazione con una persona molto pericolosa e violenta, bisogna sempre cercare di venirsi incontro. Antagonizzare l’altro non ci farà sicuramente sentire meglio. Magari al momento ma, a lungo termine, dovremo fare i conti con una storia mai veramente conclusa dentro di noi.

Le storie finiscono, ma non per questo deve finire il bene che ha legato le persone coinvolte!

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