Come superare una rottura
La fine di un amore e l’inizio di un percorso di guarigione
Mi siedo sul divano e tiro un sospiro. Mi sento sollevato. Svuotato e confuso, ma pur sempre sollevato.
Sono solo le 18 ed è venerdì. Cosa faccio? Non devo preoccuparmi di rientrare ad un certo orario, di spiegare dove e con chi vado. Non devo rendere conto a nessuno. Finalmente!
Stasera me la spasso. Chiamo Alex, il mio compagno di avventure per eccellenza. “Allora? Che si fa stasera? Io sono carico. Voglio andare a ballare e tornare a casa domani pomeriggio” – “ah, stasera sei impegnato. Non preoccuparti. Ci sentiamo un’altra volta”.
Marco, sicuramente lui non ha nulla da fare. “Si esce stasera? Ho voglia di una nottata come ai tempi d’oro” – “no, figurati, non c’è problema! Ci sentiamo allora, buona serata”.
Ho telefonato ad altre sei persone – tutti hanno già altri programmi per stasera. Che si fa? Esco da solo, incontrerò qualcuno al locale.
Mi preparo un panino e mi faccio qualche partita mentre aspetto le 22, poi esco a bermi qualcosa. Vediamo cosa mi è rimasto: tonno, pomodoro e maionese. Meglio di niente. Lascio il coltello sporco di maionese sul mobile della cucina, magari più tardi mi viene ancora fame. Cosa è questo silenzio? Nessuno ha nulla da dire a riguardo? Alla faccia tua che ti lamentavi sempre se lasciavo le cose in giro.
Mi rimetto sul divano. Il piatto appoggiato sulla pancia e i piedi sul tavolino da caffè. Joystick in mano e cuffie alle orecchie. Call of Duty sia. Queste sono le gioie della vita.
Sono passate quattro ore e nessuno è venuto ad interrompermi o sgridarmi perché “all’alba dei 30 anni è ridicolo passare così tante ore di fila con la PlayStation”. Che pace.
Mi sistemo la barba e poi corro in doccia. Un po’ di crema idratante. Un po’ di cera ai capelli. Una spruzzata di profumo. Maglia nera, jeans, sneakers. Pronto.
Al bar ho incontrato questo gruppo con cui solevo uscire spesso prima di fidanzarmi. Sono rimasti folli come un tempo. Mi aggrego a loro per andare a ballare.
È una notte che sa di libertà. Bevo, ballo, fermo chiunque a chiacchierare. Un bacio a quella. Un bacio all’altra. Questa mi sembra molto carina, me la porto a casa.
Un’altra mattina accanto ad una donna di cui nemmeno ricordo il nome. È passato un mese da quando io e Marina ci siamo lasciati. Un mese di coltelli sporchi di maionese sul mobile della cucina, di interminabili ore passate davanti alla PlayStation e di serate da adolescente spesso concluse portandomi a casa la prima che mi sembri interessante. C’è qualcosa di sbagliato in questa libertà. Forse dovrei scrivere a Marina e chiederle come sta. Forse dovrei prendermi del tempo per riflettere. Forse è arrivato il momento di guarire.
Le relazioni sentimentali cambiano le persone
Una rottura fa male. Si può cercare in tutti i modi di mascherare o ignorare il proprio dolore – ma ciò non farà altro che dilungare il processo di guarigione.
Le relazioni sentimentali cambiano le persone. Quando si tratta di rapporti che vanno bene, si tende ad avere una percezione di sé positiva. Si pensa persino di essere sulla strada per raggiungere il sé ideale. Quando invece le cose non vanno bene o si è vicini ad una rottura, al contrario, si riflette su quanto si sia cambiati in peggio.
Perché è importante specificare questo punto? Perché quando il concetto di sé viene cambiato da una relazione scaturisce delle reazioni che hanno forte impatto sul nostro funzionamento psicologico. Tra le conseguenze, bassa autostima e autoefficacia, oltre che distress emotivo.
Stare lontani dalle relazioni sentimentali per evitare spiacevoli conseguenze come quelle sopracitate non serve. Infatti, la psicologia ci spiega che una persona ha tanti sé sociali quanti sono gli individui che la riconoscono.
Tutti hanno quindi il potere di influenzare e formare la nostra percezione del sé. Quando si tratta di coinvolgimenti romantici, però, pare che più la storia diventi impegnata, più si inizi a percepire sé stessi come parte di un’unità collettiva.
La misura in cui gli individui percepiscono la sovrapposizione tra il sé del partner e il proprio senso di sé predice una serie di importanti variabili relazionali, tra cui soddisfazione, impegno e se una relazione rimarrà intatta nel tempo.
I cambiamenti del concetto di sé che si verificano a seguito di relazioni strette sono evidenti anche quando esse si dissolvono. Pare che gli individui sperimentino un disfacimento del sé in seguito alla rottura di relazioni gratificanti, percependo concetti di sé inferiori e meno diversificati, oltre che una ridotta chiarezza del concetto di sé. Tuttavia, dopo la rottura di relazioni di bassa qualità, gli individui possono sperimentare una riscoperta di sé, una crescita personale e una minore perdita di sé.
Una rottura prevede il passaggio dal senso di appartenenza ad un’unità collettiva ad un’unità singola. Trovarsi a fare in conti con il proprio concetto di sé è inevitabile e, per questo, necessario. Alla luce di quanto spiegato in precedenza, sembra abbastanza evidente che il modo in cui si affronta la fine di una relazione ha molto a che fare con la qualità del rapporto dal quale si esce.
La fine di un amore – i più giovani a rischio
Il periodo tra i 15 e i 25 anni è caratterizzato da cambiamenti e transizioni, i quali creano forti reazioni emotive. In particolare, il romanticismo è un importante marcatore di sviluppo per l’identità personale, il funzionamento e la capacità di intimità dei giovani. Proprio le relazioni romantiche sembrano giocare un ruolo essenziale nello sviluppo psicofisico e nella salute mentale dei più giovani.
Appuntamenti frequenti, precoci o uscire con più partner è stato collegato a problemi comportamentali, rendimento scolastico peggiore, diminuzione di prospettive occupazionali e aumento della delinquenza. Allo stesso modo, diversi studi hanno riscontrato livelli elevati di stress, ansia e sintomi depressivi tra i giovani che si cimentano in esperienze romantiche rispetto a quelli che non ne hanno ancora avuto modo.
Quando queste esperienze sentimentali risultano in una rottura, appare particolarmente laborioso per i giovani adulti fare i conti con le sensazioni ed emozioni che ne scaturiscono. Tali difficoltà possono dunque manifestarsi in depressione, ansia, stress, disturbi dell’alimentazione, del sonno, eccetera. Nei casi peggiori, si medita o commette suicidio.
Quindi, con tante evidenze a supporto del distress psicofisico vissuto specialmente dai giovanissimi dopo una rottura, come mai ancora tantissimi rimangono da soli a fare i conti con la propria delusione?
Pare che lo stigma legato alla fine di una relazione, soprattutto se di breve/media durata, ci vuole pronti a voltare pagina e smettere di piangerci addosso. Questo luogo comune impedisce a molti adolescenti di cercare aiuto professionale – il quale potrebbe rivelarsi la scelta cruciale per superare efficacemente un periodo così delicato.
Soffrire per la fine di un rapporto è normale
Si può quindi tirare un sospiro di sollievo. Avere sofferto per la fine di una relazione non rende deboli, anormali, co-dipendenti o senza personalità (che, tra parentesi, è un costrutto linguistico totalmente privo di senso). Si è semplicemente persone umane con più o meno mezzi a disposizione per superare la tempesta emotiva causata dall’interruzione di un rapporto romantico.
La fine di una storia è un argomento sottovalutato, soprattutto dal punto di vista medico. Il fatto che tanti siano stati abituati a celare le proprie emozioni nelle segrete della propria anima è un’abitudine sbagliatissima che ci costa una miriade di individui passivo-aggressivi, stressati, ansiosi e arrabbiati.
In tempi moderni, con le relazioni romantiche messe al pari di conoscenze (neanche amicizie), le rotture sono ancora più frequenti – di conseguenza più frequenti sono i sentimenti dolorosi con cui si deve avere a che fare. Per di più, dover affrontare una serie prolungata di rotture enfatizza tali amare emozioni.
Le relazioni non sono fini a sé stesse. Funzionano come un vaso di pandora, portando alla luce sensazioni, ricordi, traumi ed esperienze passate, spesso legate anche alla propria infanzia. Quindi, prima di giudicare la sofferenza di qualcuno, ci si dovrebbe in primo luogo preoccupare di capire da cosa essa sia realmente scaturita.
In un precedente articolo si è discusso di rifiuto sociale come scatenante di reazioni avverse a seguito della fine di una relazione sentimentale. Invito i lettori a leggere la sezione a riguardo, perché spiega il ruolo che esso ha nel farci sentire miserabili dopo l’interruzione di un rapporto amoroso.
Quanto ci vuole per rimettersi in sesto dopo una rottura?
È una domanda alla quale molti hanno cercato di dare una risposta. La verità è che vi sono talmente tante variabili da tenere in conto, che è difficile stimare un tempo medio di recupero dopo la fine di una storia.
Come spiegato in precedenza, uno dei fattori da considerare è la qualità della storia da cui si esce. Per riassumere in poche parole: peggiore la qualità del rapporto, minori i tempi di ripresa e viceversa.
Il livello di impegno che una persona ha investito in una relazione determina quanta angoscia si proverà alla fine di essa. In generale, più impegno è stato investito, maggiore è l’angoscia.
Quando una storia finisce di comune accordo o perché è strettamente necessario, all’inizio la mancanza del partner causa solitudine e rimpianto. Trascorse alcune settimane, però, ci si sente pronti a rimettersi in gioco.
Non si può dire lo stesso di una relazione che, si ritiene, abbia un potenziale duraturo. Ci si sente molto più sconvolti quando finisce. In modo particolare, quando una rottura arriva come una sorpresa sgradita, confusione e dolore possono rendere ancora più difficile superare il rifiuto.
Quando si ha convissuto, dividere la vita condivisa in due vite separate può alimentare il dolore, specialmente quando si deve anche far fronte a cambiamenti indesiderati nelle finanze, negli accordi di vita o nelle amicizie condivise.
Nel caso di una relazione che finisce per causa di infedeltà, il recupero potrebbe seguire un percorso più roccioso. Oltre a elaborare la rottura e imparare ad affrontare la perdita del partner, bisogna anche accettare il fatto che la fiducia è stata infranta. Il trauma del tradimento può avere un effetto persistente sulla salute mentale e rendere più difficile andare avanti e fidarsi completamente dei futuri partner.
Scegliere di porre fine a una relazione che non sembra più appagante probabilmente offrirà una certa misura di sollievo. Può sembrare un dato di fatto che la persona che rifiuta si senta meno angosciata. Questo è spesso, ma non sempre, il caso.
Anche quando ci si rende conto che la relazione non funziona, si potrebbe non voler necessariamente rompere. Forse c’è ancora amore e si vorrebbe poter mantenere la relazione.
Riconoscere di aver preso la decisione giusta potrebbe sicuramente aiutare a riprendersi più rapidamente, ma probabilmente si soffrirà comunque per la perdita.
Al contrario, il rifiuto può pungere parecchio, anche se non ci si è sentiti molto coinvolti. Essere scaricati può influenzare il senso di autostima e far sentire vulnerabili molto tempo dopo la rottura.
Come affrontare una rottura
Eccoci giunti alla fine della nostra discussione. Quali sono le migliori pratiche per affrontare la fine di una relazione? Di seguito una piccola lista di raccomandazioni:
Non trattenere – Prendersi del tempo il prima possibile è vitale. È vero che impegni lavorativi, scolastici, familiari, ecc., possono impedire di ritirarsi in solitudine non appena si è appresa la fine di una storia, ma anche posticipare la data può aiutare. Si dovrebbe prendere un giorno libero appena si ha l’occasione, aspettare il fine settimana, insomma, anche se non si può farlo nell’immediato, ci si deve assicurare di trovare spazio nella propria agenda per elaborare il trauma.
Rimuovere i ricordi – Sembra quasi infantile, ma è necessario. Rimuovere tutto ciò che ricorda l’ex serve per distaccarsi fisicamente dalla persona e dal ricordo, essenziale per andare oltre e iniziare il percorso di ripresa. Ciò non significa bruciare tutto ciò che apparteneva alla persona con cui si ha condiviso una storia. Semplicemente, distogliere l’attenzione da ciò che riporta alla memoria momenti trascorsi insieme è il modo più rapido per guarire dal mal di amore.
Porre dei limiti – Non ci si dovrebbe sentire in obbligo di mantenere una relazione con l’ex se non si è pronti. Oppure, qualora questo sia fattibile, è importante discutere di cosa fare e non fare quando si è in presenza l’uno/a dell’altro/a. Porre dei limiti è importante per evitare confusione e andare oltre.
Scegliere con cura le persone di cui ci si circonda – Il che non vuol dire frequentare solo coloro che validano il proprio punto di vista. Anche se alcuni membri del proprio circolo sociale possono essere in disaccordo, fino a che esprimono la loro opinione rispettando la persona ferita e i suoi sentimenti, essi sono valorosi aiutanti nel processo di ripresa. Alcuni di loro possono essere proprio quelli che offrono una prospettiva diversa e che consigliano di iniziare un percorso con un professionista qualora fosse necessario.
Ascoltare musica triste – La musica strappalacrime è un alleato formidabile quando si tratta di normalizzare il dolore. Può aiutare ad esprimere le sensazioni più profonde e liberare dallo sconforto in caso non si sappia come interpretarle.
Trovare chiusura – Non si dovrebbe lasciare le cose a metà, non si dovrebbe speculare su nulla. Si può rimuovere tutte le cose che appartengono all’ex dalla vista, eliminare i contatti dal telefono e social media, ma ciò non aiuta a superare la rottura se non c’è chiusura. In alcuni casi è necessario parlare con la persona con cui si è interrotto il rapporto per trovare chiarezza e poter andare oltre. In altri casi, ciò non è necessario. Scrivere una lettera che non si manderà mai può aiutare a esternare le proprie sensazioni e, nel processo, trovare la chiusura necessaria per riprendersi.
Mantenere le buone abitudini – Ascoltare il proprio corpo in queste circostanze è importante. Se si ha bisogno di riposo, allora si deve prendere del tempo per farlo. Passati i primi giorni di sconforto totale, comunque, bisognerebbe sforzarsi di mantenere le buone abitudini. Mangiare sano e sufficientemente, non sconvolgere le abitudini del sonno e fare esercizio fisico aiutano a mantenere una routine che facilita la guarigione.
Prendersi cura di sé – Non è necessario mettersi su un piedistallo e raccontarsi di essere i migliori del mondo. Tantomeno lo è spendere un sacco di soldi ed energie a trasformare la propria vita. Bastano piccole cose che fanno stare bene. Una passeggiata all’aria aperta, un vestito nuovo, un taglio di capelli, una vacanza che si sognava da tempo. Qualsiasi piccolo gesto che faccia sentire valorizzati e coccolati.
Mettersi in gioco – Non ci si dovrebbe buttare tra le braccia di chiunque capiti a tiro un’ora dopo la rottura – neanche un anno dopo, se possibile. Insomma, dopo aver preso del tempo per riflettere e calmarsi, quando è il momento giusto, è bene iniziare a conoscere nuove persone. Bisognerebbe saper valutare il tipo di connessione che si va cercando dopo la fine di una storia. Un rapporto occasionale non è da demonizzare, ma non dovrebbe diventare pericolosa abitudine.