Amore e relazioniSessualità

Amore senza filtri – la pansessualità

Avrei davvero voluto morire
quando lei mi lasciò in affannoso pianto
tra molte cose dicendomi ancora:
“Come soffriamo atrocemente, Saffo,
io ti lascio contro il mio volere.”
Ed io a lei rispondevo:
“Và serena e di me serba il ricordo.
Sai quanto ti ho amata.
Se mai tu lo dimenticassi, sempre
io ricorderò i bei momenti che vivemmo.
Quando di corone di viole
e di rose e di croco, accanto a me
ti cingevi il capo gentile,
e mettevi intorno al collo
ghirlande intrecciate di fiori.
E cosparsa di essenze profumate
sul morbido letto ti saziavi,
né mai vi furono danze
nei sacri boschi a cui fossimo assenti…

Il testo è un estratto di una celebre poesia di Saffo – poetessa nata sull’Isola di Lesbo nel 630 a.C. Ci ha lasciato in eredità una splendida serie di componimenti poetici, caratterizzati da suoni gentili e romantici mai disperati, al contrario, carichi di una dolcezza ammaliante.

Ahimè, rincresce constatare che l’artista è particolarmente nota per la sua vita sentimentale più che per le sue opere. Questo perché la poetessa non era attratta esclusivamente dal sesso opposto e condivideva apertamente la sua sessualità fluida.

Nonostante l’interesse degli storici sulla vita privata di Saffo, nessuno è mai riuscito a dare risposte precise riguardo l’orientamento sessuale dell’artista. Infatti, ella poteva essere bisessuale, lesbica, oppure pansessuale.  

Breve storia della pansessualità

Il termine pansessuale, il cui prefisso greco “pan” significa tutto, si riferisce a coloro la cui attrazione sessuale, romantica o emotiva non è rivolta a nessun genere in particolare. Si può dire che i pansessuali siano attratti dalle persone in generale.

La pansessualità non è un fenomeno degli ultimi anni 2000, al contrario di ciò che si possa pensare. Essa era già nota a partire dal 1914, quando apparve sul Journal of Abnormal Psychology.

Si trattava di un articolo del dottor J. Victor Haberman che criticava la teoria della psicoanalisi di Sigumnd Freud, in particolare la parte secondo la quale “la pansessualità della vita mentale fa tornare finalmente ogni tendenza al sessuale”.

Come si può notare dall’affermazione dello psicologo austriaco, al tempo il termine pansessuale non era concettualizzato in quanto orientamento sessuale. Esso si riferiva alla concezione che il sesso fosse il fattore motivante di qualsiasi cosa.  

Nonostante esistano documenti che attestino come tra il 1920 e il 1930 il concetto di pansessualità sia stato utilizzato ad Harlem e nel sud di Chicago per indicare “individui che amassero oltre etichette e confini”, è stato solo negli anni 40, grazie al sessuologo Alfred Kinsey, che si iniziò ad avallare l’ipotesi secondo la quale la sessualità operi su un continuum che oscilli tra eterosessualità e omosessualità. Il lavoro del sessuologo americano è di cruciale rilevanza poiché ha spianato la strada alle definizioni di orientamento sessuale che vadano oltre la semplicistica distinzione tra omosessuale ed eterosessuale.

La storia ci insegna che sfortunatamente, la teoria di Kinsey non abbia subito convinto i più. Infatti, nello stesso periodo, qualsiasi orientamento che deviasse dalla popolare eterosessualità era condannato e identificato come disordine mentale. Addirittura, nel 1952, Papa Pio XII dichiarò che la pansessualità andasse contro i valori morali cristiani.

Solo negli anni 70, con la rivoluzione sessuale, si iniziarono ad apprezzare i primi progressi. Molti furono coloro che uscirono dall’ombra e si identificarono liberamente come omosessuali, bisessuali e pansessuali. Comunque, testate giornalistiche come il New York Times, non dipingevano l’avvenimento come qualcosa di particolarmente positivo – veniva piuttosto definita come una tendenza bizzarra. A prescindere da come la pansessualità venisse descritta, non vi è dubbio che l’attenzione mediatica abbia contribuito alla crescente popolarità del termine.  

Vi è comunque un’altra teoria di come il concetto di pansessuale abbia preso piede nella cultura di massa. Essa fa riferimento ai gruppi di kinky o BDSM – bonadge e discipilina, dominazione e sottomissione, sadismo e masochismo – sorti soprattutto nelle grandi città al termine della Seconda Guerra Mondiale.

Sono stati gli anni 90, comunque, che hanno rappresentato il cambiamento radicale. In questo periodo la riappropriazione dell’identità di genere e orientamento sessuale si è radicata tra le comunità di sessualità fluida e non-monosessuale, tanto da sfociare in attivismo. A questo punto, la libertà di identificarsi secondo una particolare definizione piuttosto che un’altra era sempre più comunemente riconosciuta e accettata – ovviamente non senza le difficoltà dovute ad una storia di oppressione e negazione.   

Non vi è da stupirsi che il boom della pansessualità sia da ricollegarsi all’avvento dei social media. Nel 2002, la comunità online LiveJournal condivise il primo post in cui si prodigava per i diritti dei gruppi pansessuali. Da li in poi, come è possibile constatare anche grazie a Google Trends, il termine ha catturato sempre più attenzione.

Dopo la comparsa virtuale della bandiera pansessuale nel 2010 – caratterizzata da strisce rosa, blu e gialle che stanno a rappresentare diverse identità sessuali –, celebrità del calibro di Miley Cyrus nel 2015 e poi Janelle Monáe nel 2018, hanno sugellato l’ascesa alla popolarità del termine.

Oggi la comunità celebra il suo Pride Day l’8 dicembre e il 24 maggio coincide con la giornata mondiale della consapevolezza e visibilità panromantica. Un grande passo avanti rispetto ai primi anni del XX secolo quando il termine comparve per la prima volta.

Bisessualità, pansessualità, identità queer e sessualità kinky

Spesso capita che bisessualità, pansessualità, identità queer e sessualità kinky vengano confusi tra loro.

Come spiegato in precedenza, gli individui pansessuali sono attratti dalle persone in senso ampio, a prescindere dalla loro identità di genere o orientamento sessuale. Essi possono essere compresi come individui con un orientamento sessuale non-binario.

Ciò differisce dai bisessuali, in quanto il loro orientamento sessuale è basato sul comportamento sessuale o sull’attrazione sia per i maschi che per le femmine. Coloro che si identificano con questa definizione possono descriversi come più tendenti all’eterosessualità, oppure all’omosessualità, ma anche ad entrambi in egual maniera.

Per quanto riguarda l’identità queer, definirla risulta più complesso. Mentre molti individui che si identificano come queer provano attrazione per più di un genere o sesso, l’etichetta è intenzionalmente ambigua, decostruzionista e individualista; quindi, è impossibile fare ipotesi concrete sui comportamenti sessuali o sull’attrazione degli individui queer.

Kink o sessualità BDSM implicano un atteggiamento erotico nei confronti di attività che comportano sensazioni intense (dolore), esperienze sensuali che aumentano l’eccitazione a causa delle loro connessioni con obiettivi erotici (feticcio) o comportano differenze di potere ed espressione di potere/impotenza (dominanza). Si tratta quindi di un comportamento più che di un vero e proprio orientamento sessuale.

Il legame tra la comunità LGBTQ+ e la sessualità kinky deriva dal fatto che alcuni studi hanno dimostrato come pratiche BDSM siano più comuni tra tale gruppo rispetto che alla controparte eterosessuale. Sfortunatamente, questo tipo di sessualità è legato allo stigma secondo il quale BDSM sia dovuto ad abusi nel periodo dell’infanzia e necessiti quindi di particolari trattamenti e cure. In verità, vi sono studi che riportano risultati antitetici rispetto a questa ipotesi – che è quindi scientificamente prematura per poter essere avallata o rifiutata.

Nonostante le scarse evidenze che supportino la correlazione tra sessualità kinky e trauma infantile, sono molti i terapeuti che spesso terminano il percorso coni propri clienti (a prescindere dalla loro identità e orientamento sessuale) perché hanno una visione patologica delle pratiche BDSM. Questo spesso porta individui bisessuali, pansessuali e queer a non voler ammettere la propria sessualità kinky con il terapeuta da cui sono seguiti.

Vi sono diversi motivi per cui alcuni soggetti si concedono a certe pratiche.

Alcuni usano comportamenti o incontri kink (chiamati “scene” nelle comunità kink/BDSM) per esplorare aspetti del loro genere e orientamento sessuale. In questi casi, il travestimento è utilizzato come elemento del gioco di ruolo o fetish, inclusi la femminilizzazione di uomini come aspetto di una scena di umiliazione, le fantasie di cuckolding (qualcuno – il cuck/cornuto – viene eccitato dal proprio partner – il cuckoldress/cornificatore – che fa sesso con un’altra persona – il bull/toro –), la pornografia che feticizza le donne trans o identità butch/femme (termini usati nella sottocultura lesbica per attribuire o riconoscere un’identità maschile o femminile con i tratti, i comportamenti, gli stili o l’autopercezione ad essi associati). Data l’ampia gamma di comportamenti o stili racchiusi da “kink” come termine generico, esiste una serie di opzioni per l’identità personale e gli oggetti del desiderio sessuale che offrono opportunità di esplorazione dell’orientamento sessuale e del genere.

Altre persone adottano comportamenti eccentrici come elementi di un “viaggio di guarigione”. L’uso di giochi di ruolo, giochi di sensazioni intense, discorsi di fantasia erotica e uso intenzionale di esperienze sessuali o erotiche per raggiungere stati alterati di coscienza o per affrontare traumi o malattie mentali del passato sono stati segnalati dalla comunità kink/BDSM.

Anche i terapeuti che lavorano con clienti orientati al kink hanno notato quanto sopra descritto. Alcuni professionisti hanno riportato il caso di clienti che usano comportamenti perversi per gestire i sintomi del disturbo bipolare o del disturbo dello spettro autistico, così da indirizzare gli impulsi all’autolesionismo non suicidario e per autoregolare gli stati d’animo depressivi, oppure per affrontare i traumi passati come abusi infantili.

Il “viaggio di guarigione” può includere anche il trovare un posto nella comunità kink/BDSM, che diventa un modo per superare esperienze di marginalità o rifiuto sociale causati da stigmatizzazione.

Sfatiamo qualche mito riguardo la pansessualità

Lo psicologo David W. Wahl ci aiuta ridimensionare certi pregiudizi e stereotipi legati alla pansessualità.

I pansessuali sono sessualmente promiscui. Andrebbero a letto con chiunque.

FALSO. Solo perché si prova attrazione sessuale per chiunque, indipendentemente dal loro sesso o identità di genere, ciò non implica che si è disposti a fare sesso con qualsiasi persona. È un po’ come dire che ogni donna eterosessuale è disposta a fare sesso con tutti gli uomini, senza distinzione. Si tratta di una supposizione denigratoria e superficiale.

La pansessualità non è reale.

FALSO. Non solo la pansessualità è una cosa reale; coloro che si identificano come pansessuali abbracciano l’unicità della loro identità.

I pansessuali dovrebbero “scegliere un lato” e attenersi ad esso.

FALSO. Esattamente, da che parte dovrebbero stare? Come già spiegato, “pan” deriva dal greco e significa “tutto”. Poiché “tutto” si riferisce a tutte le identità di genere, non esiste una linea che delimiti un’identità o orientamento piuttosto che un altro.

La pansessualità è una cosa nuova. È solo l’ultima tendenza.

FALSO. Vi è un intero paragrafo dettagliato dedicato alla storia del termine e della comunità che lo abbraccia. Esso spiega chiaramente come si tratti di una vera e propria identità e non di un mero costrutto sociale.

La pansessualità e la bisessualità sono la stessa cosa.

FALSO. È necessario fare una distinzione tra i due. La bisessualità una volta era considerata un orientamento sessuale in cui l’individuo aveva la capacità di attrazione sessuale sia per gli uomini che per le donne. Questo non è più necessariamente il caso in quanto riconosciamo che il genere non è binario. È più esatto dire che i bisessuali hanno attrazione per il proprio genere e per un altro genere (o più di un altro genere). La pansessualità, d’altra parte, non include solo il sesso e le identità di genere. I pansessuali sono anche attratti dagli altri indipendentemente dal loro sesso e identità di genere. In altre parole, escludono del tutto sesso e genere dall’equazione. Alcuni pansessuali hanno adottato la frase “hearts not parts” (cuori, non parti) per illustrare la loro capacità di avere attrazione emotiva o romantica per qualcuno nonostante il loro sesso o identità di genere. Per chiarire un’altra confusione tra i due orientamenti sessuali, viene spesso messo in dubbio che se la bisessualità includa un’attrazione per il proprio genere e, potenzialmente, più sessi, non è la stessa cosa della pansessualità. Non è questo il caso. In poche parole, il multiplo non è uguale a tutti.

I pansessuali non possono essere felici con una sola persona.

FALSO. È un po’ come la menzogna della promiscuità. Solo perché una persona ha la capacità di essere attratta da chiunque, indipendentemente dalla sua identità di genere, non significa che sia attratta da tutti o voglia stare con tutti. I pansessuali hanno la stessa propensione alla monogamia o al poliamore di chiunque altro.

I pansessuali sono solo confusi riguardo alle loro preferenze.

FALSO. Solo perché le loro preferenze possono essere più inclusive, ciò non significa che non sappiano cosa vogliono o da chi siano attratti.

I migliori siti di incontri per pansessuali

Ti identifichi come pansessuale, sei alla ricerca di un partner romantico o sessuale, ma non sai da dove iniziare? I siti di incontri online possono rappresentare una valida opzione.

  • OKCupid è un sito in circolazione da parecchio tempo, ma ancora particolarmente valido. In tempi recenti ha abbracciato l’inclusività e ampliato le opzioni per membri della comunità LGBTQ+.
  • Bumble è un altro esempio di applicazione di incontri nata per la comunità eterosessuale, ma ormai estesa anche a persone LGBTQ+.  
  • Bicupid è nato per avvicinare individui bisessuali, ma si è poi estesa anche a coloro che si identificano come pansessuali.
  • Lex non tollera alcuna discriminazione o discorso di odio nei confronti di nessuno. Per questo è un’applicazione particolarmente apprezzata dai membri LGBTQ+.
  • The League è perfetta per coloro che hanno degli standard particolarmente elevati. L’accesso all’applicazione è soggetto ad approvazione e informazioni come il proprio impiego, livello di educazione e profilo LinkedIn sono mandatori per poter essere accettati nella community.
  • Feeld è il sito ideale per gli individui che sono alla ricerca di più partner, indipendentemente dalla propria identità o orientamento sessuale.

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